Circolare, circolare

CASALE1Piazza del Cavallo, uno dei luoghi più antichi di Casale Monferrato, era il punto di incrocio di via Saffi, via Duomo, via Roma e via Lanza. A dir la verità portava il nome di Giuseppe Mazzini  ma per i casalesi, in ragione della presenza, al centro, della statua equestre di Carlo Alberto, era rimasta la Piazza del Cavallo. Un sabato mattina, giorno del mercato contadino, la gente incuriosita guardava, con stupore e diffidenza, il semaforo nuovo di zecca che proprio quel giorno prendeva servizio. Accanto al palo zincato che sorreggeva il marchingegno con i tre segnali luminosi  stazionava, autorevolmente impettito nella sua uniforme, un imponente vigile urbano. Da Gravellona Lomellina a lì, la distanza non superava i quaranta chilometri e Arduino Borlazza, alla veneranda età di novantuno anni, non mancava – quando la bella stagione lo consentiva – di salire sul primo autobus del mattino e, con poco più di un’oretta di viaggio, togliersi lo sfizio di bighellonare nell’area del mercato, curiosando. Anche quel giorno, complice la tiepida giornata di fine primavera, fece così. Attratto dal capannello di persone che sostava nei pressi del semaforo il vecchietto, curioso più che mai, si mise a guardare pure lui. Quando il vigile, allo scattare del verde, ordinò a gran voce “Circolare, circolare”, attraversando  la strada, Arduino lo seguì con passo deciso. Giunto dall’altro lato della via, oltre le strisce bianche del passaggio pedonale, il vigile si voltò e, al successivo scattare del verde, si riavviò dall’altra parte della strada intimando con risolutezza il suo “Circolare, circolare”. Il vecchio Borlazza, messo in soggezione, toltosi il cappello iniziò a grattarsi la testa, perplesso. Deciso a non far figure, all’ordine dell’uomo in divisa, non esitò a seguire  con fare remissivo il pubblico ufficiale. La stessa scena si replicò due, quattro, sei volte quando, ad un certo punto, ilcasalevecchietto, rosso in volto e con le gambe doloranti, sbottò: “Ma basta là , con stò circolare, circolare. Non circolo più un bel niente e non mi muovo più di qui. Sono venuto per vedere il mercato ed  è tutta mattina che mi fa andare avanti e indietro.  Ho le gambe che mi fanno male e chissà cosa penserà mai mia moglie che mi aveva detto di aspettarla da questa parte della strada per il tempo che andava all’emporio. Sono stanco, caro il mio vigile. Spenga pure quella roba lì che fa le luci tanto io non mi  muovo più, l’ha capito?”. L’agente di polizia municipale gli rivolse lo sguardo di coloro che incontrano, loro malgrado,  uno fuori di testa e pensò proprio ad uno svitato. Intanto, raggiunto dalla signora Clementina, il vecchio Borlazza  prese sotto braccio la moglie e disse: “E’ meglio che andiamo via. Ho visto poco o niente ma mi sa che d’ora in poi andrò solo alla fiera di Mortara perché qui hanno messo delle macchine che fanno le luci e il vigile fa correre tutti di qua e di là della strada. Secondo me è una maniera come un’altra per sfinirci e farci venire un colpo, così risparmiano anche sulla pensione”.  “Ma dai, dici?”, rispose la moglie. E lui, tirandola per un braccio, borbottò: “Dico, dico. Dico di sì. Quello lì è matto. Magari lo è diventato a forza di guardare quella macchina con le luci che ti tira scemo. Dai, andiamo via”.

Marco Travaglini

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