Chi ha paura delle masche?

Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce.

Folletti e satanassi, gnomi e spiriti malvagi, fate e streghe, questi sono i protagonisti delle leggende del folcklore, personaggi grotteschi, nati per incutere paura e per far sorridere, sempre pronti ad impartire qualche lezione. Parlano una lingua tutta loro, il dialetto dei nonni e dei contadini, vivono in posti strani, dove è meglio non avventurarsi, tra bizzarri massi giganti, calderoni e boschi vastissimi. Mettono in atto magie, molestie, fastidi, sgambetti, ci nascondono le cose, sghignazzano alle nostre spalle, cambiano forma e non si fanno vedere, ma ogni tanto, se siamo buoni e risultiamo loro simpatici, ci portano anche dei regali. Gli articoli qui di seguito vogliono soffermarsi su una figura della tradizione popolare in particolare, le masche, le streghe del Piemonte, scontrose e dispettose, mai eccessivamente inique, donne magiche che si perdono nel tempo e nella memoria, di cui pochi ancora raccontano, ma se le loro peripezie paiono svanire nei meandri dei secoli passati, esse, le masche, non se ne andranno mai. Continueranno ad aggirarsi tra noi, non viste, facendoci i dispetti, mentre tutti fingiamo di non crederci, e continuiamo a “toccare ferro” affinchè la sfortuna e le masche, non ci sfiorino. (ac)

1 / Chi ha paura delle masche?

Credenze religiose, leggende, miti e fantasiosi racconti popolari fanno sì che in ogni parte del mondo vivano creature magiche e stregonesche, conturbanti divinità o dispettosi spiriti figli di Madre Natura. Nei territori dell’immensa Africa tutti temono il “voodoo”, e Fetischeur eTradipraticien sono figure riconosciute, temute e rispettate dall’intera popolazione; in Oceania, Ginga –“il Coccodrillo”, Gandajiti – “il Canguro” e Almudj – “il Serpente”, appaiono in sogno agli uomini e li guidano nei luoghi sacri della Terra, aiutandoli nelle scelte e nella difficoltà della vita. Ancora, nei Caraibi, le credenze del popolo Taino si espandono per tutto il territorio e fanno sì che gli sciamani occupino un ruolo di assoluto rilievo nelle comunità, poiché sono gli unici in grado di dominare gli spiriti. Un culto sicuramente conosciuto è quello di Nuestra señora de la Santa Muerte, conosciuta anche con il nome di La Catrina o La Flaca, rito che si svolge il 2 Novembre in Messico. Si tratta di una divinità di origine precolombiana, adorata dagli Aztechi, la Dea Mictecacilivati, dea della morte, dell’oltretomba e della rinascita. Non a caso La Muerte messicana non intimorisce i suoi fedeli, ma li accoglie e li protegge con benevolenza, accogliendo tra le sue braccia anche le minoranze perseguitate a causa di pregiudizi e di preconcetti.   Queste sono solo alcune delle innumerevoli credenze che si diramano nel Mondo, e sono solo pochissimi esempi che valgono a testimoniare come il confine tra realtà e superstizione si dimostri labile e sottile, tanto che si potrebbe quasi affermare che in verità tale confine non esista. E se questi culti vi appaiono troppo distanti, pensate all’alone di mistero che ancora oggi sovrasta l’attuale città di Danvers, l’antica Salem, nel Massachusetts, all’interno di quell’America che non possiamo fare a meno di conoscere, -almeno per sentito dire-, e idolatrare, -almeno per conformismo-. E se ancora pensate che questo tipo di storie non vi riguardi, provate ad allontanarvi dalle vostre città e ad addentrarvi in qualche borgo ancora geloso del suo essere rurale e retrogrado, cercate qualche anziano rugoso che si riposa all’ombra e chiedetegli:chi sono le masche?

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Le masche sono le streghe del folcklore piemontese, di indole dispettosa, vendicativa e capricciosa, ma non così malvagie come le lamie della letteratura e dei racconti classici dell’orrore.
Si tratta di donne apparentemente normali, che vivono ai margini della comunità, un po’ perché scontrose, un po’ perché temute a causa delle loro approfondite conoscenze delle erbe, per curare malattie o ferite, e delle loro abili capacità di levatrici. La condizione di subalternità delle donne dell’epoca medievale, che le voleva relegate alla casa, all’accudimento dei figli e al lavoro dei campi, faceva sì che attorno a tali figure femminili così diverse e “acculturate”, si creasse un alone di mistero e sospetto, che aumentava con il passare del tempo e finiva inevitabilmente con il trovare nelle masche il capro espiatorio perfetto per qualsiasi calamità o disgrazia. Va da sé che le “signore” emarginate venissero anche perseguitate e sacrificate ad opera dell’Inquisizione.
Le masche possono trasformarsi in animali, come il pipistrello, il maiale, la capra, la biscia o il gatto, possono decidere, poi, di comparire improvvisamente, per spaventare i viandanti notturni, già intimoriti dall’oscurità della notte.  E’ di notte, infatti, che esse agiscono, quando la vita nel villaggio si ferma e si assopisce, quando i contadini affaticati si curvano vicino al fuoco e le donne mettono a dormire i figli; solo alcuni viaggiatori guardinghi si attardano a percorrere sentieri ingannatori, resi ancora più tortuosi dall’ombra tenebrosa. Tali figure, messe in contrapposizione rispetto alla “normale” comunità, colpiscono nei luoghi più diversi: nelle case, nelle stalle, ma anche nei boschi, vicino ai grandi alberi o nei crocevia delle strade di campagna. Scagliano i loro sortilegi sui parenti, sui compaesani e talvolta su sconosciuti viandanti, su chiunque, per qualche motivo, abbia urtato la loro suscettibilità, acceso la loro invidia o pizzicato il loro lato geloso.

 


Si dice che si riuniscano in luoghi deputati, generalmente denominati “Pian delle streghe”, quattro volte all’anno: il 2 febbraio, (la Candelora), il 1 maggio, (la Crocefissione), il 1 agosto, ( il raccolto) e il 31 ottobre, (la vigilia di Ognissanti). Le masche si differenziano dalle streghe “canoniche” perché pare non abbiano   rapporti “diretti” con il Demonio, infatti svolgono le riunioni solo tra loro, e non partecipano ai Sabba come le loro consorelle. I loro poteri sono strettamente collegati alla natura, esse possono causare tempeste, nebbie e terribili temporali che distruggono i raccolti e, se questo non bastasse, possono provocare lunghe carestie, per vendicarsi di eventuali torti che la comunità ha procurato loro. Anche se decisamente in numero minore, si attestano anche aneddoti positivi: qualche masca ha messo a disposizione le proprie conoscenze per portare a termine un parto difficile o per aiutare un giovane gravemente ferito o un ammalato in fin di vita. Sono creature quasi immortali, rimangono in vita finchè decidono di averne a sufficienza di questo mondo umano, non hanno il dono dell’eterna giovinezza, né sono immuni da malanni o acciacchi della vecchiaia; anche loro si trovano   a invocare la morte, tuttavia per poter lasciare questa terra esse devono trasmettere i propri poteri . Il passaggio è diretto, generalmente si tratta della figlia o della nipote, in rari casi viene scelta una giovane al di fuori della famiglia. Nel caso la masca non trovi nessun erede, essa dovrà scagliare su un albero di noce i suoi poteri e l’albero seccherà immediatamente, se invece potrà contare sull’aiuto di un’amica, morirà con in mano un manico di scopa, che verrà, poi, gettato nel fuoco del focolare, per purificare l’aria e allontanare le energie magiche che il pezzo di legno ha assorbito.

 

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Molte masche dispongono del Libro del Comando, un testo di magia con indicati i metodi per distinguere gli spiriti benigni e quelli maligni, gli incantesimi per invocare sia gli uni che gli altri, in modo da chiederne l’aiuto per mezzo di responsi e rivelazioni; pare che, a seconda del verso   con cui le donne sfogliavano il libro, esse potessero leggere sia il futuro che il passato.
Su questo testo circolano molte leggende e polverose informazioni, per alcuni studiosi si tratta del De Cerimoniis magicis, attribuito a Enrico Cornelio Agrippa di Nettesheim, ultimo alchimista di tradizione medievale. Egli avrebbe steso tale scritto come quarto capitolo, segreto e destinato a pochi eletti, da aggiungere ai tre libri del De occulta philosophia libri tres.  Alcuni, più melodrammatici, ritengono che il testo sia stato scritto dal Diavolo in persona, altri, invece, ci testimoniano come l’amore per il marketing sia antico quanto l’uomo stesso, e ci raccontano, infatti, che tale oggetto, così personale e malefico, poteva essere acquistato, con un talismano in regalo, tramite i settimini, bambini nati prematuri e per questo ritenuti dotati di poteri di veggenza e sensitività. In tutte le raffigurazioni, il libro è rappresentato di grandi dimensioni, con inciso sulla prima pagina: “comanda, comanda, comanda”. Le masche, dunque, sono donne comuni, certo scontrose e capricciose, relegate ai limiti della comunità, ma comunque non riconoscibili ad un primo sguardo: come fare, allora per smascherarle?  Prima di tutto bisogna osservarle bene e vedere se hanno delle strane cicatrici: potrebbero infatti essere delle ferite che esse si sarebbero procurate mentre erano in forma di animale, in secondo luogo, esse non si lasciano pettinare, in terzo, le masche non si ubriacano, anche se sono in grado di bere molto vino. Per allontanare ogni sospetto, tuttavia, il metodo è quello stesso che si usa per smascherare una qualsiasi strega comune: è necessario cercare il “marchio” della strega, un neo a forma di stella sulla spalla sinistra o una piccola protuberanza sul pube.

 

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E una volta scovata? Ecco alcuni metodi per difendersi da loro e dormire sogni sicuri:

  1. Portare al collo una collana di tela grezza, con all’interno un ossicino a forma di croce e peli di gatto, (oppure unghie di gallo, anche se meno efficaci), aghi di pino e piume di civetta catturata in una notte di plenilunio.
  2. Mettere sulla porta alcuni fuscelli a forma di croce o una scopa di saggina sul focolare, la masca si fermerà a contare i fili di saggina invece che lanciare malefici, finché la luce dell’alba non la scaccerà via.
  3. Non lasciare i panni dei neonati stesi dopo il tramonto, perché una masca potrebbe toccarli
  4. Tenere qualcosa di benedetto a contatto con il corpo

Con tali precauzioni nessuna masca potrà farvi del male, riuscirete a scacciarla e a tenerla segregata nella solitudine del suo giardino, in compagnia delle erbe e della luna, laddove si merita di stare, senza poter nuocere a nessuno. Ma quando vi renderete conto che nessun altro potrà aiutarvi se non lei, e andrete a supplicare il suo aiuto, non vi stupite se, indispettita, prenderà la scopa e vi volterà le spalle, volando via sogghignando, come un barbagianni nella notte.

 

Alessia Cagnotto

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