Brachetti direttore del nuovo teatro di varietà

Nel cuore di Torino apre “Il Musical”: ed è una favola!

Arturo Brachetti, “il ciuffo più famoso d’Italia”, venerdì della scorsa settimana ha messo sessanta candeline sulla torta di compleanno e s’è voluto fare un regalo, quello che per lui credo sia il più bel regalo del mondo: s’è regalato un teatro. E ne è diventato il direttore artistico. Tanto per far rimanere un pezzo di cuore a Torino, lui che è abituato a girare il mondo. Un teatro poi che è una chicca e a chi l’abbia frequentato nei decenni passati una leggera palpitazione all’inaugurazione non è mancata. Il vecchio teatro degli Artigianelli, in via Juvarra, quello dove sono passati Fo e Rame, poi le Suburbe e Paolo Conte e il repertorio piemontese di Armando Rossi, per lunghe stagioni con la curatela dell’infaticabile Sergio Martin: signori, oggi è nato Le Musichall (“che avremmo voluto intitolare “Opéra Spatüss”, ma poi abbiamo pensato che siamo torinese e dobbiamo tenere le ali più basse…”, sottolinea divertito il Brachetti). Che sarà “il teatro delle varietà”, capace di contribuire alle nostre serate con un inverosimile ventaglio di proposte, “trasversale per proposte e per discipline, internazionale nell’approccio, capace di accogliere anche le realtà ibride tra più ambiti artistici che normalmente faticano a trovare un luogo perché sono ‘altro’ rispetto alle tradizionali etichette e che non rientrano negli schemi classici”. Che sarà pure, al di là del palcoscenico, il luogo dove i ragazzi di oggi, nella formazione di un futuro lavorativo chissà quanto stabilmente prossimo, potranno ritrovare un mestiere, dal momento che dietro le quinte un tecnico delle luci, oppure del suono, o un macchinista di scena li puoi giorno per giorno costruire.

Questo anche per dire quanto del messaggio del Murialdo si possa attuare e attualizzare ancora oggi. E allora ecco che l’Opera Torinese di uno dei grandi santi sociali della città e la società di produzione di spettacolo Arte Brachetti srl, in una perfetta coniugazione di profit e no profit, attraverso l’impresa sociale ArtNOVE – che ha il compito non soltanto di gestire il teatro ma l’intero progetto Rinascimenti Culturali (che già abbiamo presentato “su queste colonne” nei mesi scorsi), composto di varie arti e culture, da quella del cibo con EtikØ diversamente bistrot, estremamente elegante nella sua vivacità minimale, a quella artistica, affacciatasi di recente con MEF Outside, sede espositiva in continuità progettuale con il MEF Museo Ettore Fico -, con l’appoggio delle istituzioni cittadine e regionali e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, dopo tre lunghi anni di ristrutturazioni, hanno dato un volto nuovo e contemporaneo a questo angolo liberty, nel cuore di Torino.

Acrobati, illusionisti, mimi, clown e tanto cabaret in questo primo scorcio di stagione, un luogo variopinto dove riportare quel genere fatto di teatro e di musica fiorito nel secolo scorso in ogni sua declinazione, dal café-chantant al vaudeville, dal varietà al teatro di rivista. In questa scatola magica dove vai a cercare quel che è rimasto dell’antico e quanto vi sia di sovrapposizione. “Non sono contro i supermercati, ma quando un teatro torna a essere un teatro, è una gioia che non ha eguali”, è stato detto all’inaugurazione: sta di fatto che quando dal buio del palcoscenico se ne è uscito Brachetti, protetto dal mare di paillettes del sipario di un bel blu cupo, e si sono accese le 300 lampadine che corrono alla base della balconata illuminando non solo le parole cardine del Murialdo – “virtus ars labor” – ma anche i trompe l’oeil nascosti in un continuo rincorrersi di tinte che vanno dall’azzurro al violaceo al blu intenso, l’applauso è balzato fuori fragoroso e convinto, quanto più il pubblico presente ha potuto farlo sentire. La prima stagione sarà un test per mettere punto la formula, per instaurare un dialogo con il pubblico, per adattarlo alle nuove proposte. L’inaugurazione ufficiale avverrà nel dicembre prossimo, in cartellone per l’intero periodo natalizio, nell’attesa del vero e proprio cartellone che Brachetti sta mettendo a punto con la collaborazione di Cristiano Falcomer . Nel frattempo, a partire da venerdì 20 e per sette settimane consecutive, per un avvio di gusto internazionale, si avvicenderanno in palcoscenico esempi di clownerie, di teatro musicalcomico, di mimo e di teatrodanza, di danza hip hop; senza dimenticare le occasioni di tango (19 novembre, 3 e 17 dicembre) con Marcela Guevara e Stefano Giudice, ormai una delle realtà storiche del panorama cittadino. Prima che in finale partano le note di La La Land, una confessione. Per Brachetti, riattraversare la porta del teatro è un ritorno. Era già salito su quel palcoscenico quindicenne, allievo salesiano, quando nell’annunciare se stesso faceva l’imitazione della Nicoletta Orsomando radiotelevisiva. E i compagni a sfotterlo. Ora ha sessant’anni. E fa il direttore artistico.

 

Elio Rabbione

 

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