Arte e intelligenza artificiale

Oggi è possibile coniugare arte e tecnologia, grazie alla cosiddetta Blockchain, che rappresenta uno strumento ideale per l’autenticazione e la certificazione delle opere d’arte, consentendo di superare i limiti connessi alla documentazione cartacea, che può essere soggetta a eventuali manomissioni
Ed è anche possibile individuare una stretta connessione tra opere d’arte ed intelligenza artificiale. “Nella società contemporanea – spiega l’avvocato Simone Morabito, titolare di uno Studio legale Tributario torinese ed esperto di diritto dell’arte – non è assolutamente irrealistico parlare di intelligenza artificiale e di un legame presente tra questa e l’arte. Con la dicitura “AI” si devono, prima di tutto, intendere quei sistemi che mostrano un comportamento intelligente, analizzando il proprio ambiente e compiendo azioni con un certo grado di autonomia, per raggiungere obiettivi specifici. Si parla di “Light Artificial Intelligence” e di “Deep Artificial Intelligence”. Nel primo caso si tratta di un’intelligenza che compie un’azione delegata poi all’uomo, nel secondo caso di un’intelligenza che impara e replica comportamenti umani” “Quando si parla di intelligenza artificiale – spiega l’avvocato Morabito – si pensa subito a robot in grado di comprendere e decidere quali siano le azioni da compiere e di un mondo futuristico in cui convivano uomini e macchine. In realtà l’intelligenza artificiale ed il suo utilizzo sono molto più reali di quanto si possa pensare e questa viene utilizzata in diversi settori della vita umana. Grazie all’intelligenza artificiale è stato possibile, infatti, dotare le macchine di percezioni visive, spazio-temporali e decisionali, dimostrando che l’intelligenza artificiale non è solo capacità di calcolo o conoscenza di dati astratti”. “L’intelligenza artificiale – precisa l’avvocato Morabito – viene utilizzata da tempo nei servizi legati al mondo dell’arte, per attribuire paternità o falsità ad un’opera.
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A questo scopo si utilizzano la rete neurale e la “Machine learning”, sistema, quest’ultimo, che viene adoperato per realizzare opere d’arte su ispirazione di un database fornito dall’uomo. Titolare dell’opera d’ingegno rimane, comunque, l’essere umano, anche quando l’opera d’arte è realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, se permangono i criteri di novità, originalità e creatività”. “Esiste poi il caso in cui – aggiunge l’avvocato Morabito – le opere d’arte vengano realizzate autonomamente dall’ intelligenza artificiale, attraverso il sistema del “Machine learning”. In questo caso si parla di GAN, vale a dire di Generative Adversial Network. Gli ultimi sviluppi dell’intelligenza artificiale hanno permesso, grazie alla GAN, la Rete Antagonista Generativa, al computer di sviluppare creatività”. Bisogna, tuttavia, distinguere l’apprendimento automatico, la Machine learning, dall’intelligenza artificiale, intendendo con il primo concetto un metodo di attuazione dell’intelligenza artificiale capace di permettere alle macchine di ricevere un insieme di dati, catalogare e poi apprendere a partire dalle informazioni ricevute. “Sono state realizzate – precisa l’avvocato Morabito – opere d’arte direttamente dall’intelligenza artificiale attraverso il Machine Learning. Si aprono in questo caso una serie di questioni legali che riguardano il rispetto dei criteri di originalità, creatività e novità. Secondo la Convezione di Berna per la protezione delle opere artistiche era già stato stabilito, inoltre, un termine minimo di tutela per tutta la vita dell’autore per un cinquantennio e la paternità dell’opera d’arte viene riconosciuta in capo alla persona fisica. Tra le opere prodotto della AI figura il “Ritratto di Edmond de Belamy”, realizzato nel 2018 e generato da un algoritmo addestrato sulle opere prodotte tra il XIV ed il XX secolo. Nell’ottobre 2018 da Christie’s è stato battuto all’asta questo quadro, che fa parte di un gruppo di undici ritratti di un’immaginaria famiglia, ideati da un trio francese di 25enni, che ha archiviato in un algoritmo 15 mila dipinti. Il collettivo che lo ha realizzato si chiama Obvoius, ha sede a Parigi ed è composto da Hugo Caselles-Dupre’, Pierre Fautrel e Gauthier Venier, che hanno impiegato la rete GAN, rete Generativa avversaria. Il generatore crea una nuova immagine sulla base del set ed il discriminatore cerca di individuare la differenza tra l’immagine creata dall’uomo e quella creata dal generatore”. “Oggi nel campo delle opere d’arte realizzate autonomamente dalla AI – conclude l’avvocato Morabito – si sta lavorando in direzione della creazione di una personalità giuridica specifica (personalità elettronica) e della formazione di un apposito registro, nello stesso tempo si sta pensando di istituire una responsabilità oggettiva per disciplinare i sinistri causati dalle macchine intelligenti. D’altronde in Arabia Saudita è stata concessa anche la cittadinanza al robot Sophia ed il 1 febbraio di quest’anno, alla Columbia University, il software di Machine learning ha permesso alla macchina e mettere a punto un sistema descrittivo di se stesso, che ha consentito alla macchina di imparare a muoversi ed auto-ripararsi”.

Mara Martellotta

 
Avvocato Simone Morabito
Studio Legale Tributario Morabito
www.studiomorabito.eu
www.artlawyers.legal 
 

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