Appendino in difficoltà, tra il Pd con il fiato corto e la terza età di Giachino

Chiara Appendino è al tramonto della sua esperienza amministrativa? Forse, ed  è una delle poche che non l’ha capito. O (più verosimilmente) sta facendo melina a centro campo aspettando e sperando che qualcosa di nuovo accada. Per essere giovane ha già imparato il mestiere “parla tanto ma fatti nulla”. Non è che la sua giunta sia da meno. Lei, prodiga, ha già cambiato due assessori. Mettendosi dalla parte della ragione per scaricare su di loro eventuali rimbrotti per le sue negligenze. Appunto, un vecchio trucco che ha già funzionato con Giordana ed il suo addetto stampa diventato capo di gabinetto e “fuggito” all’estero. Il Pasquaretta che per sport si faceva pagare le fatture dal Salone del Libro.  Loro che sono diversi. Talmente diversi che possono fare ciò che agli umani non è concesso. Così per ben due volte la prima cittadina manda il suo vicesindaco Montanari a rappresentare la città in cortei No global e no Tav. Cortei contro il sistema. Poi per sgomberare il Moi invoca l’applicazione delle leggi ottenendo garbati no alla collaborazione da Sergio Chiamparino. Chi la fa l’ aspetti, si direbbe. La Corte dei Conti la ammonisce: i conti del Comune non tornano ed ora lei non sa che pesci prendere. Bisognerebbe fare ulteriore cassa. Ma bisogna vendere ciò che è disponibile subito. Lungaggini burocratiche lo impediscono e soprattutto se a Torino non c’ è sviluppo economico è difficile se non impossibile vendere a privati. Con la decrescita infelice infiocchettata con i No il risultato finale è certo: verso il fallimento del Comune. Le promesse dei suoi amici pentastellati romani sono  solo chiacchiere. E ci si mettono anche i No Tav valsusini che vogliono fare una lista alle regionali, non fidandosi. Così lei chiede aiuto a Salvini per il Moi . Non ne esce, e come il semaforo di Prodi nella satira di Guzzanti sta ferma. Ma sono i conti che non stanno fermi e più il tempo passa più lei e i suoi sodali in consiglio comunale ne rispondono dal punto di vista patrimoniale. Dettagli che fanno però la differenza. Nel campo avverso grande effervescenza e dinamismo. Chiampa incassa l’appoggio di Pizzarotti,  sindaco di Parma. Piaccia o non piaccia è un bel colpo. Il Pd non vuole confluire in liste civiche ma chiaramente ha il fiato corto. E il giovane segretario Furia rilascia dichiarazioni di testimonianza. Tante truppe  dietro non ci sono. Le pasionarie presentano il simbolo Onda. Non si sa mai, mentre Giachino vuole fare una sua lista civica di centrodestra. Finalmente il primo di qualcosa. Anche qui non c’è niente di nuovo, è il suo momento e lo sfrutta fino in fondo. Ma alla fine  deve essere grato ai pentastellati: senza la loro ignavia non avrebbe avuto una terza età per la politica. Sinistra sbrindellata un po’ di qui e un po’ di là. Anche qui nulla di nuovo sotto il sole.  Complessivamente tutto sotto controllo? Direi proprio di no. Siamo curiosi di ciò che avverrà. Soprattutto su alcuni punti. Se i No Tav si presenteranno, di quando valgono elettoralmente. Dubitiamo che affrontino questa prova. Del resto nove su dieci, gli  Italiani sono a favore. Non c’è partita e i  risultati della commissione tardano, una perdita di tempo che costerà alla collettività. Penali e ritardi avranno un costo. Intanto  sembra che il fenomeno dei gilet gialli francesi si stia sgonfiando, una similitudine con la nostra situazione italiana. In Francia estrema destra ed estrema sinistra si sono messi insieme per protestare. In Italia pentastellati e leghisti sono al governo insieme da quasi un anno, il diavolo e l’ acqua santa., l’opposto dell’opposto e quando i riflettori si spengono litigano si tutto. Così nel nostro piccolo il Moi rimane lì occupato e  la Tav si farà. Fortunatamente Matteo Salvini ci rallegra un po’ e si porta al ministero un consulente di campagne elettorali statunitense , guru niente popò di meno che di Trump e compromesso con il Russian gate. Considerato un artista nel confezionare notizie false. Motivazione della consulenza? Siamo amici .Ed immediatamente ci sovviene una domanda: allora perché non vi vedete in una piola? Nessuno vuole sindacare che  cosa sa e vuole. Ma  se il Ministro dell’Interno, segretario leghista che non perde occasione per incontrare i capi di Stato sovranisti ed è (giusto per gradire) anche vice presidente del Consiglio,  tiene in ostaggio nel mare disperati della terra e vuole sgomberare i centri per l’ accoglienza… bene, allora la preoccupazione diventa terrore. Sta diventando anche una questione di rispetto della democrazia? Abbiamo paura di sì. Visto che l’informazione ed il sapere sono  alla base delle scelte per e nelle democrazie. Ma (forse) per chi è in una eterna campagna elettorale queste considerazioni sono un dettaglio. Ora abbiamo tanta ammuina e tante parole ma pochi fatti, alcuni dei quali negano la nostra proverbiale umanità.  Si noti che  nessun ma proprio nessun cittadino è intervenuto in soccorso dei naufraghi. Come i cittadini che abitano vicini ai campi d’accoglienza si sono lamentati per la presenza dei profughi. Taluni dei quali sbigottiti hanno dichiarato: sono tre anni che aspettiamo una risposta. Ma il nostro Fregoli inamovibile continua nel fare comizi, non proprio la principale attività del Ministro dell’ Interno. Ancora una domanda. In Italia non esiste una legge che obbliga, organizzandoli, i richiedenti asilo in attesa di lavorare. Ci sono encomiabili ma particolari esempi più diffusi nelle piccole località. Sono decenni che si aspetta una legge in proposito. Colpevoli i governi recenti ma sicuramente, ora che è passato un anno, colpevole questo attuale. È ritorna il sospetto. Tav  e immigrazione: si preferisce l’ immagine alla sostanza. In una eterna campagna elettorale che dovrebbe terminare a maggio. Dovrebbe.  Ne siamo speranzosi ma non convinti che avverrà. Se le ferite non si curano diventano cancrena e poi si deve amputare. Mai metafora è più calzante per i nostri tempi. Con l’aggravante che si sostiene  di essere in via di guarigione peggiorando, invece,  la malattia del malato. Cioè l’Italia, cioè Torino.
Patrizio Tosetto
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