Annunciazione e Natività

Nella Sacrestia della Cappella di Sant’Uberto alla Reggia di Venaria

Fino all’8 dicembre 2019

 

Un grande Maestro d’arte. Di toccante e profonda spiritualità. Per il quale, lo studio e la rigorosa conoscenza del passato – dal Rinascimento al Barocco per arrivare, su tutti, alla “decorazione monumentale” del Tiepolo – è sempre stato “il presente della sua pittura”. “Non si può fare nulla di nuovo – affermava – se non si passa attraverso il filtro del passato. Nicola Arduino di cui sono stato allievo era solito ripetermi ‘Io t’insegno il mestiere. Se avrai qualcosa da dire lo dirai’. Ed è quanto cerco di fare. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se prima non avessi affrescato chiese, dipinto pale d’altare, tentando di scoprire i segreti della grande pittura”. Parole in cui c’è tutta l’umiltà e quella cosciente consapevolezza del dover “apprendere”, del conservare la memoria e del guardare con occhi attenti alle opere degli antichi Maestri, che fanno ancor più alta la grandezza di una artista quale fu Ottavio Mazzonis (Torino, 1921 – Torino, 2010), figura di spicco nel panorama dell’arte realistica torinese del secondo Novecento, cui la Reggia di Venaria dedica, in concomitanza con le feste natalizie, una suggestiva rassegna, perfettamente coniugata con la magia e la sacralità del Natale. Ospitata, per un anno intero, nella simbolica cornice della Sacrestia della Cappella di Sant’Uberto (insieme alla “Galleria Grande”, altro settecentesco capolavoro juvarriano), la mostra è organizzata dal Consorzio delle Residenze Reali Sabaude in collaborazione con la Fondazione Ottavio Mazzonis, che conserva l’eredità artistica del Maestro, e presenta trenta opere – fra pittura e scultura – sul tema della “Maternità”, declinata attraverso il mistero cristiano dell’“Annunciazione e Natività”, mettendo in relazione alcune opere del Mazzonis con altre di arte antica provenienti dalle ricche collezioni di famiglia, in buona parte conservate nello storico Palazzo dei Solaro della Chiusa al numero 11 di via San Domenico a Torino, oggi sede del “Museo d’Arte Orientale”.

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Si passa così, a grandi balzi, dall’“Annunciazione” (1970-’75) e dalla sfumata bellezza del “Ritratto di Silvia per l’opera Fuga d’Egitto”, alla “Natività (Presepe)” del ’70 e alla delicata immagine de “La Madre” del 2001 insieme all’intenso “Autoritratto” realizzato nell’ ’89, per arrivare alla “Madonna del Rosario con i Santi Domenico e Caterina” (1730 ca.) del partenopeo tardo baroccheggiante Francesco Solimena e al luminoso “Sposalizio mistico di Santa Caterina” (1690– 1710) del milanese Stefano Maria Legnani, meglio noto come Il Legnanino. Il tutto attraverso un più ricco itinerario d’arte perfettamente curato da Giovanni Cordero e da Silvia Peracchio, presidente della Fondazione dedicata al Maestro. Cresciuto in una famiglia dell’aristocrazia torinese (la madre ex-soprano e il padre Federico collezionista d’alto livello), Ottavio Mazzonis respirò voglia d’arte fin dall’infanzia e fu prima allievo di Luigi Calderini e successivamente di Nicola Arduino – a sua volta allievo di Giacomo Grosso – che il giovane Ottavio seguirà nel ’46 nel padovano, dove apprenderà la tecnica della “pittura a fresco” e realizzerà decorazioni e Pale d’Altare per numerose Chiese. L’attenzione per i soggetti sacri, lo porterà fra gli anni Sessanta e Settanta a realizzare anche in Piemonte opere a carattere religioso, come le decorazioni della cupola nella Pieve di Cumiana, la Pala d’Altare per San Pietro di Savigliano, le decorazioni per il Seminario Maggiore di Mondovì Piazza e la Pala d’Altare con il beato Valfrè per la Chiesa di San Filippo Neri di Torino. Da segnalare anche le 15 stazioni della “Via Crucis” per la Chiesa del “Santo Rosario” di Cento (Ferrara) e l’incarico, ottenuto nel 2009 su interessamento di Vittorio Sgarbi, per eseguire due Pale per il transetto della siciliana Cattedrale di Noto; opere di cui esistono i bozzetti ma che non verranno mai realizzate per la scomparsa dell’artista, avvenuta l’8 novembre del 2010. Il Sacro, ma non solo. Dal ’47, Mazzonis partecipa infatti alle mostre sociali del torinese Circolo degli Artisti e soprattutto avvia una proficua collaborazione, a partire dagli anni Ottanta, con la “Galleria Forni” di Bologna, partecipando a tutte le esposizioni nazionali ed internazionali organizzate dalla stessa Galleria, da Bari a Bologna, da Parigi a Stoccolma non meno che a New York, a Los Angeles, a Londra e a Madrid. Artista curioso. E anche saggio scrutatore dei nuovi e nuovissimi fermenti artistici del Novecento. Ma sempre fedele a quei richiami del Sei-Settecento ( al suo amatissimo Tiepolo, da cui sempre“riparte– secondo Vittorio Sgarbicome se nulla vi fosse stato in mezzo”), che anche in studio – si racconta – rinnovava ogni giorno con la stravagante eleganza del suo immaginifico “pittoresco” papillon al collo. Cose d’altri tempi e d’altri mondi. Ma per Mazzonis, segni imperdibili di un mestiere dalle radici antiche, cui rinnovare quotidianamente eterne promesse d’amore.

Gianni Milani

“Annunciazione e Natività”

Sacrestia della Cappella di Sant’Uberto – Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992333

Fino all’8 dicembre 2019 – Orari: mart.-ven. 9/17; sab.-dom. e festivi 9/18,30; lunedì chiuso

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Foto

– Ottavio Mazzonis: “Ritratto di Silvia per l’opera Fuga d’Egitto”, olio su tela, 1970
– Il Legnanino:”Sposalizio mistico di Santa Caterina”, olio su tela, 1690-1710, Fondazione Ottavio Mazzonis
– Sacrestia della Cappella di Sant’Uberto (1716-1729)
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