Alternativa, parola magica?

In politica l’alternativa non va predicata ma, di norma, va praticata e coltivata
La bella manifestazione organizzata dal Pd a Piazza del Popolo a Roma, al di là dei numeri annunciati un po’ a caso e come sempre capita, e’ stato comunque un momento importante che può invertire la tendenza politica disastrosa che ha guidato quel partito per oltre 4 anni. Con un accordo politico quasi unanime, come tutti sanno e come è bene sempre ricordare. Malgrado oggi molti fingano di non ricordare quello che è capitato concretamente per molto tempo. Ma, memori del vecchio detto “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato e scordiamoci il passato”, adesso si tratta di capire se un’alternativa dichiarata ripetutamente dal segretario protempore di quel partito e ripetuta con forza di fronte agli iscritti accorsi a Roma, diventa la piattaforma concreta per dar vita realmente ad una alternativa politica, culturale e programmatica. Ci sono, al riguardo, 2 condizioni decisive per evitare gli errori del passato e, al contempo, per inaugurare una nuova fase della politica italiana.
Innanzitutto e’ tramontata definitamente la cosiddetta “vocazione maggioritaria” del Partito
democratico. Un partito che, al di là della convocazione pubblica degli iscritti, non è più in grado di porsi come un soggetto egemone e maggioritario nella politica italiana. Dovranno prendere atto, al di là dei sondaggi terrificanti che li raggiungono, che il Pd non è più quel soggetto politico capace di rappresentare la stragrande maggioranza dei cittadini italiani sotto le sue bandiere. E tutti sanno anche, al riguardo, che da quelle parti si confrontano, legittimamente, due strategie politiche alternative e difficilmente componibili, salvo silenziarne una delle due. E cioè, quella renziana e quella che va sotto il nome della rinascita della sinistra post comunista. Vedremo. La seconda considerazione, altrettanto importante e decisiva, riguarda la capacità delle culture
politiche riformiste e costituzionali di dar vita a soggetti politici capaci di contribuire a creare un‘alleanza politica riformista e di governo autenticamente alternativa a chi punta a radicalizzare lo scontro politico e a dividere il paese. A cominciare dalla tradizione cattolico democratico e cattolico popolare. Sarà solo il dibattito politico concreto a dirci se questa doppia sfida politica sarà perseguita sino in fondo o se, invece, prevarranno ancora una volta i vecchi difetti e le ormai
collaudate degenerazioni. Come sempre, sarà solo la politica a sciogliere i nodi.
Giorgio Merlo
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