Al via il Tff con opere prime e seconde, Bolle e Sorrentino

Nelle tante sezioni anche Salvatores e Scamarcio, Eastwood e Branagh

between-tff

Il Torino Film Festival è già cominciato. Con la conferenza stampa di mercoledì 9 scorso quando ad introdurre la kermesse si sono visti e ascoltati alcuni allievi del Conservatorio alle prese con un mini concerto di “ciak”, sì proprio quegli oggetti bianconeri che servono a far scattare l’inizio di ogni ripresa, e quando sono apparse le immagini dello spot introduttivo ad ogni proiezione, di suggestivo sapore bladerunnerriano. Ufficialmente, dal 18 al 26 novembre, con il pubblico che invaderà le sale di Reposi, figli-notteLux, Classico e Massimo, direttrice per il terzo anno consecutivo Emanuela “Testarossa” Martini, guest director al suo fianco Gabriele Salvatores che snocciolerà con tanto di motivazioni i cinque film che hanno segnato la sua vita (e l’hanno spinto ad abbandonare una futura professione di avvocato tanto caldeggiata dal padre napoletano) ovvero Jules e Jim, If…, Blow-up, Fragole e sangue e Alice’s Restaurant, presidente di giuria Edward Lachman, direttore della fotografia, nato nel New Jersey sessantotto anni fa, eccellente collaboratore tra gli altri di Altman, Wim Wenders, Todd Solondz e Todd Haynes (per Lontano dal Paradiso ha ricevuto una candidatura all’Oscar), l’immagine di un David Bowie d’annata (“Absolute Beginners”) a benedire il tutto. Con un budget di 2 milioni 300 mila euro, niente red carpet come al solito ma l’ordine tassativo di puntare al free-tffsodo a differenza di tante paillettes in giro per l’Italia e per il mondo, Ministero Regione Comune Fondazione San Paolo e Fondazione CRT in primis a sostenere la succosa costruzione più una ventina di partner culturali e tecnici, 158 lungometraggi tra le 4000 pellicole visionate, suddivisi in 46 opere prime e seconde, 43 anteprime mondiali, 25 internazionali, 8 europee e 73 italiane. Racchiusi tra la proiezione inaugurale, lo statunitense Between us di Rafael Palacio Illingworth, un filmmaker in cerca di affermazione e una donna in carriera davanti ad un matrimonio e ai litigi, nella sala del Lingotto ormai sede ufficializzata d’apertura, e il film di chiusura, l’inglese Free Fire firmato da Ben Wheatley e interpretato dal premio Oscar Brie Larson, in una Boston del 1978 e uno sguardo a Tarantino, sfoderando sparatorie senza fine e battute fulminanti, al centro una delegazione dell’IRA e una banda di trafficanti con un carico di armi da vendere, i film del concorso – giunto in crescendo al numero 34 – in arrivo da 14 paesi per un totale di 15 titoli. Unico rappresentante per l’Italia un cognome palombella-tffcelebre, De Sica, con il figlio di Manuel e il nipote di Vittorio e di Maria Mercader, Andrea, a dirigere I figli della notte, un’opera prima che mescola suggestioni horror, ambizioni d’autore, analisi politica, cinefilia e postmoderno (“ho immaginato una favola nera – sottolinea ancora l’autore -, una storia di formazione o meglio di “deformazione”. I sentimenti più profondi dei protagonisti mi hanno portato nel mondo dei sogni, degli incubi”). E poi, per ora sulla carta, dovrebbero aprire tra gli altri a piaceri e discussioni Christine dello statunitense Antonio Campos, la vera storia di Christine Chubbuck, la conduttrice della tv americana degli anni Settanta che ispirò Quinto poteresully di Lumet, il francese Les derniers parisiens ovvero la storia di due fratelli di origini maghrebino che si contendono a Pigalle un bar e il loro diritto all’indipendenza, il ritratto di una Lady Macbeth nell’Inghilterra dell’Ottocento, Maquinaria panamericana, produzione Messico/Polonia, a raccontare di un gruppo di operai che alla morte del proprietario si barricano in azienda per affrontare un paio nuovo destino. Tra gli eventi speciali e di maggiore curiosità, sono attese, nelle sezioni di ormai comprovata solidità, “Festa mobile”, “After hours”, “TFFdoc” e via elencando, le proiezioni di film di cui si fa un gran parlare, di occasioni importate da altri festival, di sguardi appetitosi. Potremmo ricordare gli omaggi a David Bowie con Furyo di Nagisa Oshima e a Michael Cimino con la versione restaurata di The deerhunter, scomparsi ambedue quest’anno, la presenza di Nanni Moretti a riparlare di Palombella rossa, l’omaggio a Otto Preminger con Where the sidewalk ends (“Sui marciapiedi”) interpretato nel 1950 da Dana Andrews e Gene Tierney. E ancora l’ultimo Clint Eastwood Sully, per cui conosceremo l’autentico eroe Chesley Sullenberger che nel gennaio 2009 sul fiume Hudson portò in salvo 150 passeggeri, qui interpretato sullo roberto_bolle_2schermo da un incanutito Tom Hanks, Roberto Bolle idolo delle folle femminili e non verrà a presentare L’arte della danza di Francesca Pedroni, Matthew McConaughey in Free State of Jones di Gary Ross, a ricoprire le avventure di Newton Knight che sul finire della guerra civile americana, disertore, creò uno stato autonomo e combatti contro la segregazione e il razzismo. Benvenuta a Elle con una straordinaria Isabelle Huppert, benvenuta a Ma’ Rosa di Brillante Mendoza, Palmarès per la migliore interpretazione femminile a Jaclyn Jose a Cannes, al Terence Davies di A quiet passion intorno ai versi e alla vita di Emily Dickinson, al Branagh regista di un applaudissimo Romeo and Juliet. Secondo i desiderata della Martini e dei tanti appassionati, ancora una notte horror con tanto di mostri, vampiri e zombie più un’altra all’insegna del punk a festeggiare i quarant’anni dalla nascita del movimento. Per finire, a Costa-Gavras sarà consegnato il premio Prolo alla carriera e Riccardo Scamarcio ne reciterà la laudatio, mentre a Christopher Doyle, grande direttore della fotografia di Wong Kar-way, di Chen Kaige e di Zhang Yimou e non soltanto, verrà consegnato il Gran Premio Torino.

 

Elio Rabbione

 

Dall’alto in basso, immagini di “Between us”, “I figli della notte”, “Free state of Jones”, “Palombella rossa” e “Sully”; Roberto Bolle in un’immagine di repertorio.

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